Decidere di frequentare l’università all’estero sembra essere una strada obbligata per chi cerca un ateneo in grado di offrirgli maggiori possibilità di carriera post laurea.
Stati Uniti e Inghilterra sono da sempre i paesi più scelti dagli studenti europei, ma forse il prestigio non basta più e, alla fama internazionale, i futuri laureati di domani dovranno preferire una maggiore qualità dell’insegnamento.
Secondo la ricerca Education at Glance condotta da Ocse, infatti, i migliori laureati del mondo provengono da Giappone, Finlandia, Olanda, Svezia, Australia, Norvegia, Belgio e Nuova Zelanda. L’Inghilterra occupa solo la nona posizione e a seguire troviamo gli USA.
Caduta ogni convinzione sul primato dei due “paesi universitari” per eccellenza, dopo questo studio, l’unica cosa ancora certa è che la conoscenza dell’inglese sia imprescindibile per poter studiare e vivere all’estero senza difficoltà. Meglio quindi darsi da fare con l’apprendimento della lingua e informarsi su date e costi dell’esame Cambridge, un vero e proprio passaporto universitario.
Foto da La Stampa.it
Questa speciale classifica ha permesso di esaminare gli atenei più conosciuti al mondo da un nuovo punto di vista; a essere giudicate non sono state più caratteristiche come l’internazionalizzazione o il numero di docenti e ricercatori di fama mondiale presenti in aula, bensì i risultati ottenuti e le reali capacità acquisite dagli allievi al termine del loro percorso di studi.
Il dato che emerge è molto interessante, soprattutto se si pensa che le università ai primi posti di questa graduatoria sono pubbliche e, quindi, facilmente accessibili da tutti. Il nord europa e altri paesi come Giappone e Australia, puntano sulla creazione di un buon sistema scolastico, capace di garantire una formazione omogenea e di qualità.
Campus come Oxford, MIT, Harvard e Yale, invece, sono istituzioni costose, dove l’istruzione diventa inesorabilmente un privilegio di pochi. Il numero di allievi che riesce ad accedervi è molto ridotto, ma secondo l’Ocse questo non è direttamente proporzionale all’efficienza dell’insegnamento. Avere a disposizione tanti docenti che pubblicano articoli e svolgono un buon lavoro nell’ambito della ricerca dona prestigio alla singola università, ma al contempo costringe i docenti stessi a trascurare l’insegnamento e a mettere in cattedra dei professori a contratto o dei dottorandi. Così, la distanza con il mondo accademico diventa incolmabile e l’influenza di grandi personalità e intelligenze sulla preparazione degli studenti quasi nulla.
Per continuare ad essere competitivi in ambito universitario, i governi americano e inglese in futuro dovranno rivedere le loro politiche scolastiche e operare delle scelte più orientate al miglioramento dell’istruzione per garantire ai loro studenti una preparazione equa e qualitativamente superiore.
Articolo scritto in collaborazione con IH Milano