Girare il mondo e partecipare a incontri con personalità di una certa caratura non è prerogativa di politici, imprenditori, attori e modelle. Tra vertici politici, feste modaiole, premiazioni e manifestazioni sportive si aggirano loro, gli interpreti, figure riservate, mai sotto ai riflettori eppure fondamentali per la buona riuscita di un evento.
Per essere considerato un buon interprete sono richiesti non solo la perfetta conoscenza di una o più lingue, ma anche pazienza, autocontrollo, velocità di comprensione, capacità di sintesi e una grande preparazione dal punto di vista culturale. Prima di iniziare un incontro è bene anche informarsi su quale sarà l’argomento di discussione così da non farsi mai cogliere impreparati.
Ma anche l’immagine vuole la sua parte: adottare un look elegante e sobrio e assumere un atteggiamento deciso, ma mai arrogante è fondamentale per mettere a suo agio il proprio interlocutore.
Le tecniche che gli interpreti devono saper utilizzare sono molteplici e si distinguono in base all’occasione d’uso. Per esempio quando si ha a che fare con un numero ristretto di persone e non si dispone di alcun mezzo tecnologico di solito si ricorre all’interpretariato chuchoutage, detto anche interpretariato sussurato.
Il chuchoutage consiste nel trasmettere a bassa voce le informazioni all’ascoltatore e viene usato soprattutto negli incontri bilaterali o quando all’interno di un gruppo vi sono solo una o due persone a non padroneggiare al meglio la lingua. È anche uno dei metodi più utilizzato durante le interviste TV.
Il margine di errore, soprattutto durante conversazioni molto delicate o trattative riservate, deve essere ridotto al minimo, ma nel corso degli anni non è mancato qualche scivolone.
Alcuni per esempio si ricorderanno di quel celebre “Porca miseria, un po’ più veloce no?” detto a gran voce dall’interprete del Premier Matteo Renzi durante un incontro con Angela Merkel; il fuori onda imprevisto ha fatto il giro del web, ma per fortuna laprofessionalità degli interpreti non è mai stata messa in discussione.
Articolo scritto in collaborazione con Faci